Quarto appuntamento con la rubrica #SoLongItaly, che lentamente ma inesorabilmente comincia a far parlare di sé. Oggi leggiamo la testimonianza di Nicola Bernardi, globetrotter che si è fermato temporaneamente a Melbourne per fare il fotografo. Un bel po’ di utili consigli per tutti coloro che volessero intraprendere lo stesso percorso…

Chi sei, quanti anni hai, da dove vieni, cosa fai nella vita?

Ciao! Mi chiamo Nicola Bernardi, ho 27 anni e assomiglio vagamente a un pollicione con il pizzetto. Sono un fotografo freelance innamorato degli esseri umani.

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Attualmente dove ti trovi e da quanto hai lasciato l’Italia?

Al momento vivo a Melbourne, in Australia. Sono arrivato qui il 24 luglio 2014, quindi è da poco più di un anno che ho lasciato il nostro paese a forma di stivale.

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Cosa ti ha spinto ad abbandonare l’Italia? (leggi: cosa manca nel nostro Paese che invece hai trovato dove ti trovi ora?)

Potrei rispondere a questa domanda con una lista infinita di critiche verso l’Italia ma non lo farò. Una delle cose che si impara davvero viaggiando è che tutti i paesi al mondo hanno lo stesso numero di problemi, quindi non ha senso fare paragoni basandosi su cosa non funzioni. La cosa che più mi ha spinto a lasciare la patria è il fatto che sia prevedibile. E’dove sono cresciuto, è il paese in cui ho passato più tempo in assoluto.
Con grande presunzione dirò che è un sistema che conosco, che non è in grado di sorprendermi. So di cosa è capace, so come funziona, ne conosco i limiti. La mia fame di cose nuove, la mia insaziabile curiosità verso lo scoprire come altre persone vivono, come altre società funzionano la posso solo sedare vivendo all’estero. Fortunatamente, c’è tutto un mondo intero da esplorare.

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Qual è la maggiore differenza che hai riscontrato, in ambito professionale, tra il modo di lavorare nel Paese in cui ti trovi e l’Italia?

Qui in Australia c’è grande serietà. A volte persino troppa. Le comunicazioni sono chiare e concise, le intenzioni dichiarate fin dall’inizio di ogni cosa. Non capita che qualcuno ti chieda di fare qualcosa e cancelli all’ultimo. E soprattutto, ci sono budget decenti, c’è rispetto (o meglio, più rispetto che in italia) per la professionalità nel mio lavoro, tutti pagano subito e nessuno sparisce nel nulla. Se lavori bene vieni premiato, viene
preso in grande considerazione il talento, ma in egual misura anche la puntualità, la capacità di rispettare le scadenze, il mantenere la parola data. Infine, mi sembra che non si venga mai giudicati in base all’apparenza: a nessuno importa come ti vesti, come decidi di tagliarti i capelli, quanti tatuaggi hai sul corpo.

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E la differenza “non professionale” (vale tutto: clima, cibo, abitudini, atteggiamento delle persone)?

La prima che mi viene in mente, essendo per me la più importante, è quanto qui a Melbourne si incontrino tutte le culture e di quanto bene convivano insieme. In qualunque momento, metà delle persone che hai intorno o vengono da un altro paese direttamente o sono nati da genitori provenienti da fuori dell’Australia. E per questo, si è costantemente esposti a tantissime culture diverse. Ci sono tutte le cucine del mondo nella stessa strada, in ogni angolo vengon parlate lingue diverse, ci sono usi e costumi da tutto il mondo che esistono sotto gli stessi tetti. E’ bellissimo!

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Quali sono le maggiori difficoltà “operative” che si riscontrano quando si lascia l’Italia per andare all’estero?

Io ho avuto la fortuna di viaggiare tanto, fin da bambino (grazie mamma e papà!!!) e ho vissuto per periodi medio/lunghi in più paesi quindi di difficoltà operative vere e proprie non ne incontro mai. Dopo un po’ che si viaggia, si capisce che le cose funzionano bene o male tutte allo stesso modo ovunque : si cerca casa in Giappone come lo si fa in Italia, si cerca lavoro in Australia come lo si fa in Inghilterra, i conti in banca si aprono
nello stesso modo (certo, più velocemente da qualche parte rispetto che in altre) ecc ecc. L’unico ostacolo reale sono i visti, se si vive fuori dall’unione europea. Spesso ci si raffronta con immigrazioni estremamente rigide e che impongono vincoli quasi impossibili per rendere difficile il restare a vivere e lavorare in un paese senza sottostare a regole ferree. E’ un grosso limite alla libertà professionale, specialmente in lavori freelance come il mio che MAI e poi MAI vengono presi in considerazione nell’atto di ottenere un visto.

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C’è qualcosa nel paese in cui ti trovi che non è come ti immaginavi prima di viverci?

In realtà, tante cose. Però, in particolare, una mi ha colpito più di altre: nella fotografia (essendo il mio campo è l’unico di cui mi sento di parlare) qui in Australia c’è un divario enorme fra le correnti artistiche più underground, che sono avantissimo e innovative, e la fotografia commerciale che invece tende ad essere molto omogenea e, agli occhi di un europeo, un po’ vecchia. Mi immaginavo di ritrovarmi immerso in un mondo fotografico
all’avanguardia, quando invece non è esattamente così. Poi, parliamoci chiaro, gli innovatori ci sono. Quelli che riescono a portare qualcosa di fresco e mai visto prima ci sono. Semplicemente, me ne aspettavo di più.

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Cosa ti spingerebbe a ritornare in Italia?

In questo momento, nulla. Come ho detto prima, sono alla ricerca di quello che non conosco, voglio scoprire nuovi sistemi, nuovi modi di vivere. Sto cercando il paese che un giorno chiamerò CASA. E ad oggi, non l’ho ancora trovato.

Che consiglio daresti ad una persona più giovane di te che volesse intraprendere la tua stessa professione?

Ciao persona più giovane di me che vuole diventare un fotografo! In tutta onestà : essere appassionati di fotografia è una cosa, viverci e renderla la propria professione è un’altra. Non è tutto rose e fiori, tutto champagne alle aperture delle mostre e party vip. Anzi, non è nulla di tutto ciò per un sacco di tempo, se non per sempre. Per un sacco di tempo, tolto il piacere VERO che si prova nel fare ciò che si ama, è tutto uno sbattere la faccia contro dei muri. Reali e immaginari. E’ tutto un duellare contro te stesso. E spesso, fa male. Ma se il giorno dopo ti svegli col sorriso stampato in faccia perché sei felice, nonostante tutto, di avere la fotografia nella tua vita, allora saprai di essere sulla strada giusta. E sarà tutto un’avventura bellissima. Sii sincero con le tue foto, parla di ciò che è importante per te. Ci sono altri sei gazilioni di fotografi in questo mondo, e molto probabilmente, tanti di questi oggi sono più bravi di te. Ma tu hai una cosa che nessun altro potrà mai avere: te stesso. Nessuno vede il mondo come lo vedi tu, non avere paura di raccontarlo e condividerlo, regala agli altri il tuo unico e irripetibile sguardo. Ah si, e fatti un mazzo esagerato, dacci dentro: non c’è tempo per la pigrizia e c’è tanto, tanto, da imparare, da studiare, da provare. Ma che te lo dico a fare, se davvero ami la
fotografia, a questo punto dell’intervista hai già le mani che friggono e muori dalla voglia di scure a far foto!

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Consiglia, motivandolo, un film/libro/gioco/disco (uno solo!) ai nostri lettori

Oddio, la domanda più difficile! Uno solo? E’ così difficile! Per forza mi tocca consigliare il mio libro preferito, quello che ha avuto e che ancora ha un’influenza assurda sul mio modo di vedere la vita : Dance Dance Dance di Murakami Haruki. E come motivazione, addurrò una citazione da uno dei dialoghi nel libro:

“Ma cosa devo fare allora?”
“Danzare” rispose “continuare a danzare, finchè ci sarà musica. Capisci quello che ti sto dicendo? devi danzare. Danzare senza mai fermarti. Non
devi chiederti perchè. Non devi pensare a cosa significa. Il significato non importa, non c’entra. Se ti metti a pensare a queste cose, i tuoi piedi si
bloccheranno. E una volta che saranno bloccati, io non potrò più fare niente per te. Tutti i tuoi collegamenti si interromperanno. Finiranno per sempre.
E tu potrai vivere solo in questo mondo. Ne sarai progressivamente risucchiato. Perciò i tuoi piedi non dovranno mai fermarsi. Anche se quello che fai
può sembrarti stupido, non pensarci. Un passo dopo l’altro, continua a danzare. E tutto ciò che era irrigidito e bloccato piano piano comincerà a
sciogliersi. Per certe cose non è ancora troppo tardi. I mezzi che hai, usali tutti. Fai del tuo meglio. Non devi avere paura di nulla. Adesso sei stanco.
Stanco e spaventato. Capita a tutti. Ti sembra sbagliato. Per questo i tuoi piedi si bloccano”.
Alzai gli occhi e guardai la sua ombra sul muro.
“Danzare è la tua unica possibilità” continuò “devi danzare, e danzare bene. tanto bene da lasciare tutti a bocca aperta. Se lo fai, forse anch’io potrò
darti una mano. Finchè c’è musica, devi danzare!”

Link a portfolio, sito, blog, pagina social?

Sito : www.nicolabernardi.com
FB: www.facebook.com/NicolaBernardiPhotography
Giro del giappone : www.uncommonstories.org

Le altre puntate di #SoLongItaly

1-COME DIVENTARE SPACECRAFT ANALYST A DARMSTADT
2-COME DIVENTARE INSEGNANTE DI VIDEOGIOCHI A SINGAPORE
3-COME DIVENTARE UN CREATIVO A LOS ANGELES
4-COME DIVENTARE FOTOGRAFO A MELBOURNE
5-COME DIVENTARE CURIOSO AD AMSTERDAM
6-COME FARE IL VISUAL DESIGNER A NEW YORK
7–COME DIVENTARE IMPRENDITORE A HOLLYWOOD
8-COME ANDARE A FARE IL PROGRAMMATORE ALLA WETA A WELLINGTON
9-COME DIVENTARE MEDIEVISTA A LEEDS
10-COME LAVORARE NEI VIDEOGIOCHI A LONDRA
11-COME DIVENTARE PRODUCT DESIGNER A PALO ALTO
12-COME INSEGNARE CULTURA ITALIANA A NEW YORK
13-COME FARE IL DESIGNER A LOS ANGELES
14-COME DIVENTARE ATTORE A LOCARNO
15-COME FARE IL FILOSOFO A SAN FRANCISCO (E UN PO’ OVUNQUE)



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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